Discipline
Takagi Yoshin Ryu
SENSEI GIUSEPPE OLIVIERI
La scuola “Takagi Yōshin-Ryū Jūtaijutsu (高木揚心流柔体術)” tradotta significa “La scuola dell’alto albero con profonde radici nel cuore”. Scuola creata nel XVII secolo, di cui il primo Soke è stato Takegi Oriemon Shigenobu.
Le tecniche della scuola venivano utilizzate in ambienti interni e sono quindi a corta distanza. La scuola si è sviluppata infatti nell’ambito delle guardie del corpo: non potendo utilizzare armi all’interno dei palazzi, queste dovevano avere una grande abilità nel Jutaijutsu. Si eseguono proiezioni, lussazioni e strangolamenti in corta distanza di combattimento evitando che l’avversario possa ruotare e scappare. Fondamentali sono le immobilizzazioni che vengono effettuate controllando simultaneamente tre o quattro punti diversi.
Iaido - Battodo - Kenjutsu
Scuola di studio delle Arti Marziali antiche
ISTRUTTORE GIUSEPPE OLIVIERI
BATTŌ-DŌ
Il Battōdō è una disciplina di fondamentale importanza per tutti i praticanti di kendō e iaidō: lo studio costante dei kata delle due discipline si approfondisce e si affina attraverso lo studio e l'esecuzione dei kata di battōdō.
Questa disciplina è caratterizzata da quattro fondamentali indirizzi di pratica:
i Kihon, lo studio base dell'utilizzo della spada,
i Battō-dō Seitei Kata, le dieci forme di taglio preordinate con avversari immaginari,
il Kumitachigata, le forme catalogate di Bungai (lett. applicazione del combattimento) da eseguire in coppia,
il Battō-dō Tameshigiri Seitei Gata, l'applicazione delle forme di taglio su bersagli di paglia (tatami omote makiwara) o di bambù (take) delle 10 forme preordinate.
In genere il praticante utilizza un bokuto, una spada di legno, per perfezionare lo studio dei kihon, del kumitachi e dei battōdō seitei gata per passare, a un livello più avanzato, all'utilizzo dello iaito, una spada con lama non affilata, e infine all'uso dello shinken, una spada in acciaio con lama affilata, per verificare le capacità di taglio reale sul makiwara o sul take.
Questa disciplina è allo stesso tempo complemento e coronamento dello studio delle tecniche schermistiche giapponesi; imparare a tagliare correttamente e 'concretamente' aiuta il praticante di kendō e iaidō a verificare 'sul campo' le nozioni e le tecniche acquisite durante la sua esperienza di pratica.
Il
Batto-do
divulga ed insegna il reale uso della Katana (spada giapponese), arma elitaria e propria dei Samurai del Giappone feudale e di un passato non troppo remoto, giunto fino a noi tramandato da maestro ad allievo all'interno di una scuola (Ryu), nel rispetto massimo della tradizione, implicando anche uno studio mentale e filosofico.
Oggi che la guerra focalizza ben altre tecnologie, è alquanto evidente che, se l'arte marziale si riducesse solo alla tecnica della spada di per sè, sarebbe anacronistica; questa forma d'arte pone il praticante di fronte all'avversario più difficile e subdolo: se stesso.
Lo studio attraverso questo strumento acquisisce valore come mezzo di educazione della mente, del profondo interiore personale, come ricerca dell'io vero, attraverso la pratica costante e lo zen che ne permea ogni momento (concentrazione, costanza, sacrificio, controllo delle emozioni, delle paure, dell'orgoglio e della volontà di apparire), come ricerca di uno stato di vuoto mentale (mushin) e la riscoperta dell'energia vitale (ki).
Tutto questo passa chiaramente attraverso la pratica fisica (aspetto esteriore) che prevede dapprima lo studio delle tecniche di base (khion) per passare poi alle forme (kata) proprie della scuola ed ai tagli, come conseguenza logica della tecnica acquisita; volontari, coscienti, premeditati e non casuali, che dimostrerebbero essenzialmente una cosa ovvia: la katana taglia!
Tutto questo in un crescendo tecnico che porta il praticante all'acquisizione di uno spirito "Samurai" anche nel quotidiano, alla ricerca eterna del migliorarsi.