Storia > Dojo Kun
Il karate è via per migliorare il carattere
(Ricerca la perfezione del tuo carattere).
Questa
prima regola sottolinea l'importanza dell'equilibrio nell'uomo.
L'esercizio marziale non coinvolge esclusivamente il corpo: il
praticante deve osservare con spirito critico in tutte le situazioni
quotidiane che ostacolano il perfezionamento di sé stesso e deve
affrontare le asperità interiori con lo stesso vigore con cui
intraprende l'esercizio fisico che gli consente di affrontare le
difficoltà esterne, lo spirito vigile e analitico deve guidarlo in tutte
le situazioni della vita: confusione, pregiudizio, presunzione,
egoismo, sopravvalutazione di se stessi, ingiustizia, autocommiserazione
e sentimenti incontrollati ostacolano il progresso sulla Via. Imparare a
gestire la propria interiorità, al contrario, aiuta a raggiungere
l'equilibrio e a vivere un'esperienza enormemente appagante, se per
altro l'allenamento fisico, con l'avanzare degli anni, conosce
necessariamente delle limitazioni, lo spirito, invece, deve e può essere
perfezionato fino alla morte.
Il karate è via di sincerità
(Difendi le vie della verità).
Questa
regola si esprime nella condotta di vita dell'uomo e nella
disponibilità a riconoscere il giusto rapporto tra se stessi e ciò che
si ha attorno, presupposto fondamentale per costruire giuste e rette
relazioni con le altre persone. Un rapporto proficuo si instaura solo se
l'individuo è capace di contemperare le proprie pretese personali con
la dedizione e l'apertura verso gli altri, se questo equilibrio viene
messo a repentaglio da un comportamento egoistico o superficiale, la
comunicazione è soffocata; laddove si pretende più di quanto si dà o si
avvallano pretese superiori a quanto si è disposti a corrispondere o si
promette molto e si mantiene poco, si suscita l'indignazione di quanti
si trovano a dover compensare lo squilibrio insorto con un sacrificio
superiore al giusto. L'equilibrio tra la pretesa e la disponibilità è il
fondamento dello spirito del budo: solo nella verità l'uomo è libero,
la pratica di questo principio rende consapevoli, umili e giusti.
Il karate è via per rafforzare la costanza dello spirito
(Cura il tuo spirito di ambizione).
Questa
regola si riferisce alla realizzazione dell'uomo in relazione ai suoi
obiettivi di vita, essa è intimamente connessa ai primi due principi in
quanto qualsiasi obiettivo richiede un'analisi approfondita e matura; il
progresso, nel budo, può essere conseguito solo attraverso regolarità e
costanza nell'esercizio. Le arti marziali possono essere apprese solo
con l'autodisciplina, la costanza e la perseveranza, la disciplina è la
base di ogni progresso. Se tale regola non viene rispettata dagli
allievi, qualsiasi sforzo di miglioramento è vano.
Si
frequenta un dojo perché si ha uno scopo, ma bisogna assumere la giusta
condotta, l'ambizione di nuovi obiettivi, in sé e per sé, non è una
forza positiva, lo diventa solo se associata ad un comportamento maturo,
al senso della misura e alla conoscenza.
Il karate è via di rispetto universale
(Onora i principi dell'etichetta).
Questa
regola si riferisce alle norme comportamentali che vanno conservate se
si vuol capire gli altri ed essere accettati. La giusta condotta rende
l'individuo degno di fede, aperto e semplice, rende possibile la
comunicazione con gli altri e contribuisce a mantenere l'armonia nelle
relazioni interpersonali. L'etichetta consiste nella forma
comportamentale attraverso la quale una persona comunica ad un'altra di
essere disponibile ad un contatto aperto; senza le buone maniere la
franchezza si tramuta in grossolanità, il coraggio in rifiuto, l'umiltà
in sottomissione, il rispetto in servilismo e la cautela in timore:
l'etichetta provvede a mantenere la pace e l'armonia tra le persone.
Nelle
arti marziali l'etichetta trova espressione nei principi enunciati da
Funakoshi: Senza cortesia viene meno il valore del karate e il karate
inizia col saluto e finisce col saluto.
Egli
definì cortesia e rispetto le basi di ogni educazione ed il saluto il
loro simbolo più importante. A livello avanzato tutti conoscono
l'importanza del saluto; i praticanti che lo oltraggiano con la propria
negligenza si dimostrano immodesti, egoisti e incapaci di adattamento:
il modo in cui si effettua il saluto è specchio di sé, i modi sbagliati
non sono sempre voluti, rappresentano solitamente una reazione naturale
di protezione e timidezza, una maschera. Per questo nelle arti marziali
l'etichetta non è solo forma, ma vera e propria via per la ricerca della
verità interiore, poiché la pratica impone che la persona osservi e
valuti correttamente il proprio comportamento nei confronti degli altri e
di sé stesso.
Il karate è via per acquisire autocontrollo
(Rinuncia alla violenza).
Questo
principio coinvolge la condotta che porta alla formazione di un
carattere degno dell'essere umano ed alla sua convivenza con gli altri.
Nel mondo animale i modelli comportamentali sono istintivi e servono
proprio alla conservazione della specie, l'uomo può forgiare tali
modelli grazie al proprio intelletto ed alla propria conoscenza,
controllando la misura delle proprie azioni. L'elaborazione di questo
concetto porta alla rinuncia della violenza fisica ed allo stesso tempo
definisce tutte le forme di ricorso alla violenza quali indegne
dell'uomo.
Nel budo, e in
particolare nel karate, si ricercano l'autocontrollo e la gestione del
comportamento; se i praticanti di livello avanzato, capaci di arrecare
ferite gravi, impiegassero le proprie capacità come strumenti di
supremazia nei confronti delle altre persone, costituirebbero un
pericolo per la società e sarebbero sostanzialmente indegni come
individui. Quando Funakoshi dice: nel karate non c'è chi attacca per
primo intende dire che l'uomo in quanto essere dotato di intelletto ha
la capacità di trovare le vie della non violenza se affronta le
situazioni controllando il proprio io. Il karate è un'arte di
autoperfezionamento e, per raggiungere questo obiettivo, è necessario
comprendere a fondo tale principio. La soluzione violenta dei problemi
interpersonali è esecrabile e non consente una convivenza serena.
L'esperienza secolare mostra che, per eccellere nelle arti marziali, il
dojo kun deve accompagnare la preparazione dei praticanti,
indipendentemente dal livello, essi devono sottoporre il loro
comportamento a regolari raffronti con il dojo kun, che è un parametro
di apprendimento nel corso dell'allenamento ma anche uno specchio
dell'atteggiamento del singolo in relazione alla comunità. Il dojo kun
riflette la proporzione tra giusto e sbagliato nel comportamento
personale, instaura l'equilibrio tra dare e avere ed impone il giusto
rapporto tra pretesa e disponibilità.